Il regista infatti ha cercato di sottolineare l’aspetto concettuale, spirituale oserei dire, che si cela dietro la figura dell’artista Carrey e non dell’attore, assumendo dunque un punto di vista molto più distaccato e disinteressato, rivolto unicamente all’identità neofita e ai più sconosciuta, dell’alter-ego buono di The Mask. Carrey racconta che in passato si è spesso trovato sepolto dalle sue stesse opere, arrivando addirittura a sfruttare alcune tele come tavoli sui quali mangiare, essendo ormai ogni angolo della sua casa occupato. Opere le sue che hanno una caratteristica importante: il colore vivo, caldo e non monotono. Una tavolozza variegata e luminosa quella dell’attore, e tecniche e soggetti non insoliti ma nemmeno tanto comuni.
L’artista, predilige figure umane, volti ritratti mediante l’uso di pennellate corpose, veloci ed imprecise, anch’esse in grado di raccontare la vivacità e la volontà espressiva di colui che tiene in mano il pennello. Sempre Carrey, continuando il suo racconto, ricorda di un pomeriggio newyorkese, freddo e grigio, un pomeriggio che lo condusse ad urlare la sua esigenza di colori, da cui deriva I NEEDED COLOR, titolo del documentario che ha avuto notevole successo negli ultimi tempi.
Interamente girato nello studio di New York dove Carrey continua ancora oggi a dipingere e scolpire, qui è possibile entrare in diretto contatto con l’atto creativo dell’artista, il quale ispirandosi ad alcuni dei più significativi rappresentanti dell’epoca contemporanea quali: Wharol, Obey ed altri, sfrutta una tecnica interessante che prevede la stesura di uno strato di vernice fresca su un’opera ormai già asciutta. Il passo successivo prevede la raschiatura della superficie così da ottenere un effetto dettato dalle varie colorazioni che si mescolano e sovrappongono tra di esse.
Le opere e dunque il contenuto di questo documentario hanno dimostrato come il mondo dello spettacolo, ancor più quello americano, spesso costruisca nel vero senso della parola dei personaggi, che in realtà dietro la macchina da presa sono completamente l’opposto di ciò che invece danno a vedere. Lo dimostra anche il senso che Carrey dà alle sue opere, le quali sono ritenute strumenti di liberazione, di evasione ed esorcismo da quella sofferenza e dolore che chiunque si trova ad affrontare per cause differenti, e che o è costretto a sopprimere nel proprio animo, oppure, come in questo caso, combatte con un pennello come spada ed una tavolozza come scudo. Un personaggio erroneamente definito bizzarro, restituisce invece un artista giustamente definito tale.